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26/10/2010
La nuova cultura della gestione dei conflitti nella società globalizzata
F.P. Provincia Autonoma di Bolzano
Sabato 13 Novembre ore 9.00
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26/10/2010
Intervista a Davide Berruti
"Telegrammi", numero 348 del 19 ottobre
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26/10/2010
Teaching mediation. EUTOPIA-MT: conflict management through digital worlds
The new book about EUTOPIA-MT project
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08/09/2010
Ora basta !!!
Laboratorio sulla gestione costruttiva
dei conflitti e delle relazioni di R. Tecchio
Roma, a partire da Ottobre 2010
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31/08/2010
Call for students at University of Trieste
MA for International Peace Operators
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 Campagna per l’obiezione di coscienza
Kampanja za prigovor savjesti
     
     
  Appunti di viaggio di Giampiero Granchelli  
     
 

Il secondo appuntamento si è svolto a Sarajevo, nell’ufficio per la campagna all’obiezione di coscienza. La prima attività dell’associazione Prigovor savjesti risale al 2000, periodo in cui l’obbiezione non era riconosciuta (c’era una legge del ’96 ma “era solo sulla carta”). Nel 2000-2001 è stata costruita una rete in tutta la Bosnia Erzegovina fino a quando nel gennaio del 2002 è iniziata una vera promozione attraverso l’attività di educazione nelle scuole e di sensibilizzazione con concerti. Nel 2002-2003 ci sono stati cambiamenti sulla legge dell’obiezione, sia in Federazione che in Repubblica Serba.

 
 
Il primo obiettore della Bosnia-Erzegovina ha iniziato la sua attività a Prijedor (Repubblica Serba) Attualmente in Repubblica Serba sono pochissimi i ragazzi che preferiscono il servizio civile mentre in Federazione, dove è iniziata a maggio una fase pilota con 50 obiettori, le domande sono più di 2000. Oggi, nonostante la politica della difesa sia in comune tra le due entità statali, tra di esse permangono delle differenze: mentre in Repubblica Serba il servizio civile dura 10 mesi, in Federazione la durata del servizio è di soli 6 mesi, inoltre nella Repubblica Serba la commissione che esamina le domande è formata da generali e non da civili come in Federazione ( attualmente fa parte della commissione anche la nostra guida-amica Rada). Nello spirito dei ragazzi che portano avanti la campagna emerge, invece, la voglia di sottolineare il fatto che la loro attività non ha confini; né all’interno della stessa Bosnia-Erzegovina tra le due entità in cui gli “architetti della politica” hanno diviso la Bosnia, né al di fuori.
 
 
Oltre che costituirsi come una campagna in tutta la Bosnia Erzegovina, gli attivisti hanno anche sviluppato una rete internazionale collaborando con paesi vicini come la Croazia , la Serbia, la Bulgaria la Macedonia etc. Un dibattito interessante si è sviluppato nel momento in cui i ragazzi ci hanno parlato dei loro successi. A parte quelli già menzionati riguardanti le modifiche della legge e l’avvio dell’attività dei primi obiettori, si è parlato molto del cambiamento dell’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti delle tematiche dell’antimilitarismo e dell’obiezione di coscienza. All’inizio della campagna, nei questionari distribuiti, molti esprimevano la loro non accettazione del diritto dell’obiezione; ora, invece, molti accettano il fatto che ci sia la possibilità di scegliere tra il servizio militare e quello civile.
 
 
Questo forte cambiamento, sia dell’opinione pubblica- un ragazzo ha affermato che ora tutti vogliono bene alla campagna tranne l’esercito!- che “dell’atmosfera in generale” - all’interno della campagna ci sono quasi mille volontari- se da una parte risulta essere il naturale frutto dell’impegno dei giovani che ci lavorano, dall’altra, come afferma in maniera provocatoria uno dei ragazzi, appare avvenuto solo grazie “al favore degli internazionali”. Di nuovo quindi ci troviamo di fronte al problema “dell’ingerenza internazionale” nella società civile bosniaca: uno dei ragazzi si sofferma su questo punto sottolineando la loro dipendenza dal mercato internazionale e soprattutto da quello dei “diritti umani”; in una delle frasi che meglio testimoniano questo sentimento il ragazzo afferma: “hai dimenticato di dire che la comunità internazionale svende diritti umani in Bosnia” .
 
 
Passando a discutere del rapporto con le organizzazioni politiche bosniache i ragazzi sostengono che la loro campagna è stata soprattutto strumentalizzata per fini elettorali. La grande capacità organizzativa, e non solo, dei protagonisti di questa associazione è stata sicuramente alla radice del successo avuto, nonostante questo non sono mancati accenni critici a mancate collaborazioni con associazioni capaci di instaurare un rapporto di maggior reciprocità rispetto a quelli di stampo asimmetrico che spesso si originano con gli enti politici ed economici internazionali.
 
     
  Sarajevo, July 25th 2004  
     
     
   
   

 


 
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