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21 ottobre 1941:
Il massacro di Kragujevac
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“Il vostro compito è scorazzare per il paese nel quale nel 1914 tanto sangue tedesco fu versato ad opera dei malvagi serbi, uomini e donne: voi siete i vendicatori dei nostri morti. Tutta la Serbia deve ricordarsi di voi per la vostra atrocità”. |
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Così recitava il proclama che il generale Franz Beme inviò ai suoi soldati quando gli fu consegnato da Hitler il potere esecutivo e militare su tutta la Serbia. La Jugoslavia fu invasa da Germania, Italia, Ungheria e Bulgaria nell’aprile 1941 con una guerra lampo durata 12 giorni ma l’offensiva nazista andò avanti per molti mesi allo scopo di soffocare numerose rivolte e durante questo periodo i tedeschi effettuarono diverse fucilazioni di massa a Sabac, Belgrado, Draginac, Kraljevo e Kragujevac. |
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Il criterio adottato dal comandante supremo Franz Beme era anche superiore a quello usato per vendicare l’attentato di via Rasella a Roma in quanto prevedeva la fucilazione di 100 prigionieri (uomini, donne e bambini) per ogni soldato ucciso e 50 prigionieri per ogni soldato ferito. Negli scontri che ci furono nei dintorni di Kragujevac nell’ottobre 1941 ci furono 160 soldati tedeschi ammazzati e 278 feriti, ne usciva un numero impressionante di prigionieri da fucilare, quasi trentamila. Fu così che la sera del 19 ottobre cominciò il rastrellamento di Kragujevac e la mattina del 21 iniziò la fucilazione dei prigionieri, in tutto la cifra al momento più accreditata dagli storici è di settemila morti. |
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I primi ad essere arrestati nei dintorni di Kragujevac - dove si erano registrati gli scontri - furono 70 ebrei comunisti, poi alcuni nazionalisti e infine i contadini che le truppe trovavano lungo le strade. Poi preti e frati e loro collaboratori. Nel frattempo, il 19 ottobre, il maggiore Kening fucilò tutti i contadini insieme al loro prete mentre erano in chiesa per la festa di San Tommaso. La sera di quel 19 ottobre il comando tedesco si rese conto che per arrivare al numero di prigionieri da fucilare si rendeva necessario il rastrellamento della città di Kragujevac. La mattina seguente la città venne chiusa dalla truppe, anzi vi si poteva solo entrare, cosicché vennero arrestati tutti i lavoratori che dai paesi vicini si recavano in città. Poi fu la volta della gente comune, furono presi a centinaia per le strade, nei negozi, nelle fabbriche, nei mercati. Infine i soldati entrarono nel ginnasio e deportarono gli scolari delle classi VII, VIII e i più robusti della V. Al preside fu offerta la possibilità di salvarsi ma lui non volle abbandonare i suoi scolari e andò con loro incontro al destino. Questa figura di preside, ma anche quella degli stessi scolari che coraggiosamente affrontarono gli ultimi momenti della prigionia e della fucilazione di massa, sono al centro della cerimonia chiamata “la grande lezione di scuola” che si svolge il 21 di ottobre di ogni anno nel parco memoriale di Sumarice a Kragujevac. |
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