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26/10/2010
La nuova cultura della gestione dei conflitti nella società globalizzata
F.P. Provincia Autonoma di Bolzano
Sabato 13 Novembre ore 9.00
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26/10/2010
Intervista a Davide Berruti
"Telegrammi", numero 348 del 19 ottobre
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26/10/2010
Teaching mediation. EUTOPIA-MT: conflict management through digital worlds
The new book about EUTOPIA-MT project
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08/09/2010
Ora basta !!!
Laboratorio sulla gestione costruttiva
dei conflitti e delle relazioni di R. Tecchio
Roma, a partire da Ottobre 2010
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31/08/2010
Call for students at University of Trieste
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 Forum Donne di Bratunac
Forum Zena na Bratunac
     
     
  Appunti di viaggio di Giampiero Granchelli  
     
 

Lasciata la capitale ci siamo diretti nella parte orientale, più precisamente in due comuni della Repubblica Serba tristemente noti per gli avvenimenti della guerra : Bratunac e Srebrenica. A Bratunac incontriamo le donne Forum Zena (Forum delle Donne). Bratunac è un piccolo paese vicino Srebrenica, a pochissimi chilometri dal confine con la Serbia. Durante la guerra molti abitanti di questa cittadina si rifugiarono nell’ “area protetta” della vicina Srebrenica in cerca di protezione divenendo le vittime di una delle pagine più nere della storia europea del secondo dopoguerra. Attualmente il forum di Zena con le sue attività si pone come un indispensabile strumento per favorire il processo del “rientro” di diversi profughi, soprattutto donne sole con bambini, ancora stanziati in Federazione. Al momento sono ritornati a Bratunac 6500 bosniaci musulmani, una percentuale molto alta per la Repubblica Serba.

 
Conosciamo Amela, rientrata nel 2002. Ha iniziato l’attività da Tuzla dove era profuga; il forum l’ha aiutata e spinta a tornare.Ci parla del forum e delle sue attività. In particolare si occupano di pace e di donne attraverso progetti di educazione e fomazione, ultimamente stanno cercando d’implementare anche progetti di tipo economico per cercare di fronteggiare i problemi pratici del rientro di madri sole, che sono, nella sola Bratunac, circa 1080. Inoltre è stato implementato un progetto di consulenza psicologica in collaborazione con il centro di psicologia di Tuzla. Queste donne soffrono di grandi traumi e il punto di partenza della loro azione è che “una donna che è sopravvissuta ad un trauma ha difficoltà a confrontarsi con la vita, ma deve farlo”; ci parlano dei casi più particolari come quello del trauma delle donne che mentre lavorano la terra nel giardino della loro ex-casa hanno trovato dei resti umani Sicuramente per queste donne un fatto del genere costituisce uno dei momenti più drammatici che spinge, proprio nel momento in cui cercano di “ritornare a vivere”, sia al ricordo della propria esperienza personale sia alla brutalità che ha dominato la guerra in generale. .
Un altro problema riscontrato è stato quello dell’andamento scolastico dei ragazzi rientrati, da alcune ricerche è emerso in maniera evidente che questi ragazzi ottenevano risultati scolastici notevolmente migliori quando erano profughi che nella fase del rientro, lasciando emergere il bisogno di un supporto psicologico anche per i bambini. Dal prossimo anno le donne del forum lavoreranno in parallelo sulle madri e sui loro figli. Passiamo in seguito ad ascoltare un’altra ragazza, un insegnante d’inglese; il forum organizza anche diversi corsi di formazione d’inglese e d’informatica. Con molto orgoglio, oltre a presentarci i tanti corsi in dettaglio, l’insegnante ci mostra i suoi “successi”: attualmente alcune ragazze lavorano in Svizzera e in Austria grazie alle competenze acquisite con il Forum Zena.
Dopo l’attenta descrizione delle proprie attività, le nostre interlocutrici ci hanno espresso i loro timori. Inizialmente hanno parlato degli ostacoli incontrati sin dalle prime attività. Oltre a tutte le difficoltà proprie del fondare un’associazione di sole donne, c’era il problema “etnico”. Quando é stata fondata non c’erano bosniaci-musulmani, erano solo 7 donne senza appoggio, trattate come “traditrici”, male accolte dalle autorità politiche e in particolar modo dal sindaco (poi cacciato per pressioni internazionali, a Bratunac,infatti sono rimaste diverse “sacche” di esponenti legati alle fazioni serbo-bosniache più nazionaliste, 3 sindaci sono stati espulsi dall’OHR, tra le 59 cariche rimosse da Ashdown durante l’estate ben 4 erano di Bratunac). Ora la situazione sembra essere migliorata soprattutto grazie alla stima di cui gode la presidentessa del Forum divenuta rappresentante nel consiglio europeo della Bosnia Erzegovina per l’autonomia e l’autogestione locale; grazie a questo riconoscimento l’opinione pubblica ha iniziato a rispettare il lavoro del Forum e l’unica diffidenza sembra essere quella “ dei tanti criminali di guerra, pesci piccoli, ancora in giro che vedi per strada”. Per quanto riguarda i rapporti con le autorità politiche si è instaurata una buona relazione tra il forum ed il comune di Bratunac; nonostante questo buon rapporto, l’associazione non ha però mai ricevuto un finanziamento. In particolare sono state evidenziate quelle che sono le differenze tra le attività del Forum e quelle degli enti politici locali.
 
La priorità del forum data alla “ricostruzione delle anime” non è assolutamente compresa dagli esponenti politici locali completamente impegnati in quella che è la ricostruzione fisica delle infrastrutture. Questa incomprensione, a livello pratico, comporta notevoli difficoltà per l’economia dell’associazione. Riprendendo uno dei fili conduttori della nostra analisi, ossia il ruolo svolto dagli organismi internazionali nello sviluppo della società civile in Bosnia, dalle parole delle protagoniste del forum delle donne di Bratunac emerge un ennesimo problema: il legame tra gli enti internazionali e le autorità locali. Il Forum non è riuscito ad ottenere dei finanziamenti da parte dell’Agenzia per lo sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) a causa della mancata collaborazione dei sindaci di Bratunac e Srebrenica. Il caso particolare riguarda la richiesta di un finanziamento per un progetto sanitario che prevede sia un parte educativa sulla sensibilizzazione alla prevenzione dei tumori al seno, sia la messa in funzione dell’attrezzatura per la diagnosi mammografica; sicuramente l’ UNDP con le sue grandi disponibilità finanziarie poteva essere uno dei maggiori contribuenti, purtroppo questa soluzione è stata ostacolata e bloccata dalla mancata collaborazione delle autorità politiche locali, gli unici capaci di richiedere questo tipo di finanziamento. Anche se, ricordando il caso di Mostar, questa può sembrare una situazione completamente opposta, credo che il punto focale resti lo stesso: la necessità che vengano a coincidere le finalità dell’associazione con il volere degli enti politici, siano essi locali o internazionali. In maniera ironica possiamo affermare che in questa particolare zona della Bosnia, prima di “svendere i diritti umani” gli internazionali stanno svendendo mattoni e materiali edili; per chi si occupa di problemi legati alla salute e alla convivenza non resta che aspettare e forse in futuro avranno dei finanziamenti per iniziare a costruire anche in questo territorio una “società civile artificiale”; fortunatamente le donne che abbiamo incontrato non hanno niente affatto l’aria di chi resta ad aspettare ma ottimizzano al massimo le loro risorse cercando di dar vita ad una “società civile reale”.
 
     
  Bratunac, July 26th 2004  
     
     
   
   

 


 
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