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"Alla Zastava Kamioni approfondiamo questi temi con Branimir Soldatovic, attuale direttore, dinamico e appassionato: ascoltandolo ci dimentichiamo di parlare con un dirigente, mentre ci aspettavamo un incontro con i sindacati.
In un italiano semplice, diretto ci informa della situazione della fabbrica (bombardata con 42 missili, nella “guerra che abbiamo fatto contro il mondo”, danni per 178 milioni di $), dove lavorano oggi dopo la ristrutturazione 1500 operai, mentre ne servirebbero ormai solo 600 per produrre gli attuali 500 camion all’anno per il mercato serbo, contro una potenzialità di 7.000 veicoli e sono quasi tutti veicoli speciali, per pompieri, per cibo, sanitari, pulizie. Sono praticamente fuori dal mercato camion essendo rimasti fermi al modello Daily mandato fuori produzione dalla Fiat Iveco nel 98: “i lavoratori sono ancora tutti qui, ma a stipendi bassissimi, con lunghi tempi morti in fabbrica, problemi di gestione del tempo e di deprofessionalizzazione. Oggi Iveco ha ancora il 35% delle azioni ma ha spostato la sua produzione in Brasile”.
Branimir ha un progetto di rilancio, che ci sembra ragionevole e creativo insieme: costruire un veicolo specializzato a prezzo basso per il mercato delle popolazioni dell’Est che guadagnano poco e si possono permettere un solo veicolo adatto sia per la campagna che per la famiglia, ma servono investimenti…
Ancora più appassionato quando gli facciamo domande più politiche: con amarezza ci racconta di essere stato contro Milosevic dal primo giorno, di essere andato per anni ogni giorno dopo il lavoro alle dimostrazioni anti-Milosevic, rischiando il suo posto di dirigente, ritrovandosi con poche altre persone. Anche il presente lo amareggia, perché “tutti qui sembrano voler dimenticare la guerra… e quello che si è fatto in guerra, si dimentica che abbiamo assediato Sarajevo per 3 anni.” |
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