|
L’empowerment, che in italiano si può rendere con il termine “capacitazione”, consiste nel rafforzare la situazione interna ed esterna degli attori di pace.
Per interna, si intende:
- maggiore consapevolezza del proprio ruolo
- maggiore determinazione nell’affrontare il processo di dialogo e/o riconciliazione
- maggiore capacità di focalizzare le strategie necessarie
- maggiore capacità di trovare gli strumenti per mettere in atto le strategie
- aumento del know-how
- crescita delle risorse umane, logistiche ed economiche
Per esterna, si intende:
- maggiore visibilità politica e sociale
- maggiore fiducia da parte della popolazione
- riconoscimento da parte degli attori del conflitto come “interlocutore” sociale e/o politico
- miglioramento dell’interlocuzione nel conflitto con gli altri attori/pacificatori
- miglioramento dell’interlocuzione nel conflitto con le parti
- ruolo internazionalmente riconosciuto
La capacitazione degli attori di pace è estremamente importante per far scattare quella prima fase di dialogo che viene sotto il nome di confidence building (costruzione della fiducia). Le misure di costruzione della fiducia possono essere:
- de-costruzione del pregiudizio
- analisi delle vere cause del conflitto
- riconoscimento del “nemico” come attore complesso e composito
- riconoscimento di una storia/cultura/tradizione comune
- riconoscimento dell’altra parte come interlocutore
e solo in ultima analisi si può arrivare a :
- dialogo
- attività multi-etniche
Le attività di confidence building, a loro volta, sono propedeutiche ad un’azione di diplomazia popolare, anzi possiamo senz’altro dire che sono il primo passo di un percorso di diplomazia cosiddetto “dal basso” costituito dalle seguenti fasi:
- confidence building (fase di approccio)
- costruzione del dissenso alla guerra (pars destruens)
- costruzione del consenso alla pace (pars costruens interna)
- preparazione di accordi di pace paralleli (pars costruens esterna)
- interlocuzione con i governi a tutti i livelli (pars costruens pubblica)
Va precisato che le azioni di diplomazia popolare si concentrano spesso in una sola delle fasi illustrate per molti anni, e spesso devono affrontare la violenta opposizione delle parti politiche e militari in conflitto, in un contesto di forte precarietà e limitatezza. Ciononostante, le esperienze fatte in questi anni ci insegnano che le società civili dei paesi in conflitto hanno bisogno e fanno affidamento sul sostegno della società civile internazionale e che senza questo sostegno le sorti di molti conflitti sarebbero ben peggiori. |
|